00 10/05/2021 00:36
L’Italia e la pericolosa decisione di vietare lo sbarco ai crocieristi


Una coppia di passeggeri piemontesi imbarcati sulla MSC Seaside ha scritto ieri sera al nostro giornale online. “E’ enorme la delusione per non avere avuto l’occasione, che aspettavamo da tempo, di visitare, seppure nei limiti dovuti alla sosta di 10 ore in porto, la Sicilia. Siamo stati sottoposti a due test anti-Covid – scrive la signora R. – mio marito è addirittura vaccinato e immunizzato in quanto soggetto fragile. Capiamo le difficoltà delle autorità locali e comprendiamo la necessità di tutelare la salute dei cittadini, dei passeggeri e dell’equipaggio. Ma ci domandiamo: è davvero così che si contiene la pandemia? Impedendo a mille persone controllatissime di scendere da una nave, effettuare un’escursione “in bolla” e risalire poche ore dopo? Crediamo che tutto ciò sia inutile per il territorio e dannoso per l’economia locale e nazionale. Si parla tanto di fare ripartire il turismo: ebbene, questo non è il modo migliore”.

La lettera riapre un capitolo, in realtà mai del tutto chiuso, della travagliata vicenda della pandemia, e ripropone la più attuale e irrisolta delle domande: è giusto eccedere nella prevenzione, anche laddove i rischi sembrano ragionevolmente residuali?

ShipMag ha scelto un approccio laico e il più possibile oggettivo, a proposito delle normative anti-Covid. Non ci siamo schierati né dalla parte degli ultrà negazionisti, né abbiamo accarezzato l’ancor più pericolosa deriva blando-negazionista. Il virus c’è, non è stato sconfitto e i pericoli di un ritorno di fiamma della pandemia sono reali: questa premessa è valida per ogni conseguente ragionamento su cosa sia giusto o sbagliato fare.

Nel recente caso che ha riguardato le navi MSC Seaside e Costa Smeralda, siamo tuttavia certi di essere dalla parte della ragione quando sosteniamo che impedire a poche centinaia di crocieristi (preventivamente sottoposti a screening) di effettuare escursioni in massima sicurezza sia stato un clamoroso errore.
Le città, anche in zona arancione, non sono più in lockdown: il diritto alla mobilità è garantito e le comunità sono oramai abituate ad adottare le primarie misure di contenimento del rischio. Un anno fa la situazione era radicalmente diversa: basti pensare che in molte province vi era addirittura carenza di dispositivi di protezione individuale. Oggi non è così. Gestire la circolazione di qualche centinaio di persone non dovrebbe più rappresentare un problema. E se lo rappresenta, allora si intervenga per fare in modo che ciò non accada.

C’è poi un’altra riflessione, anch’essa oggettiva, da fare. Se fino a poco fa le crociere erano additate come una “pericolosa eccezione alla regola” (non dimentichiamo la scellerata decisione di cancellare i viaggi già prenotati a ridosso delle ultime festività natalizie), oggi si sta verificando il fenomeno contrario: mentre la libera circolazione anche tra regioni di diverso colore è garantita, altrettanto non accade a bordo delle navi. Perché? A questa domanda sarebbe utile che rispondesse la politica, che tante belle parole sta spendendo a favore dell’economia marittima. Noi restiamo in fiduciosa attesa. Il popolo delle crociere anche.


www.shipmag.it/litalia-e-la-pericolosa-decisione-di-vietare-lo-sbarco-ai-crocieristi-editoriale/?fbclid=IwAR31CZBhAH6JgC-yjQ88km-t_4-rr-LFIC8CAPCRPu6U2wP2ZOl...
[Modificato da Paolo v46 11/05/2021 07:37]