Porto, allarme di Scilipoti: «A Civitavecchia le crociere non bastano, urgono nuovi traffici»
Patrizio Scilipoti, presidente giovane della Compagnia Portuale di Civitavecchia alza la voce, denunciando ciò che non era mai successo prima al porto.
«Primo caso nella nostra storia, siamo stati costretti a ricorrere alla cassa integrazione – ammette il numero uno dei camalli civitavecchiesi – eppure è stata l’unica soluzione, visto un calo generale di traffici quantificabile in un -70%.
Ecco perché ripeto da mesi che serve una diversificazione dei traffici e che questi siano continui. Il solo crocerismo e gli scambi intermittenti ci tengono a galla, ma il Covid ha dimostrato che senza passeggeri la città muore economicamente».
Dove cercare nuove vie per lo sviluppo dello scalo? Secondo Scilipoti, si può guardare nel retroporto: «Alle spalle delle banchine c’è uno spazio immenso per poter cercare nuove vie commerciali, incentivando le lavorazioni e puntando per esempio sulla logistica.
Ma serve che gli interlocutori, ossia istituzioni, imprese, armatori e sindacati, si siedano al tavolo con un obiettivo comune». La Compagnia ha dovuto far fronte anche alla crisi dell’automotive, con le auto che dalla fabbrica Fiat di Melfi non vengono più spedite negli Usa e ora sono in sofferenza pure i gruisti, che nella casa madre dei portuali stanno cercando di capire se possono trovare un rifugio.
«Il presidente dell’Autorità Portuale Pino Musolino ha ben chiara la situazione e ha promesso una serie di interventi nella direzione che auspichiamo. Ora attendiamo le sue mosse» la conclusione di Patrizio Scilipoti.
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