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Phoenix World Village, il progetto di Knud E. Hansen che reinterpreta in scala ridotta l’iconica Phoenix World City

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2020 07:09
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16/06/2020 17:17
 
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Phoenix World City, il visionario progetto di meganave immaginato decenni fa da Knut Kloster, co-fondatore dell’odierna Norwegian Cruise Line, è tornato sul tavolo da disegno degli architetti navali di Knud E. Hansen.

Gli esperti di navi da crociera ricorderanno sicuramente la Phoenix World City, rivoluzionario e bizzarro concept di nave da 5.200 passeggeri degli anni 80 dal design simile a quello di un paesaggio urbano. Un progetto molto futuristico per l’epoca, che sebbene mai concretizzato ha permesso comunque di definire nuovi standard per la progettazione di navi da crociera che sono rimasti intatti da 35 anni.

Knud E. Hansen ha ripreso quel progetto per ricavarne una versione completamente diversa, molto più piccola, che non a caso prende il nome di Phoenix World Village. Una nave assolutamente non anacronistica, ma anzi, che recepisce le esigenze dell’epoca che stiamo vivendo, come soluzioni per la prevenzione ed il controllo di malattie, strutture e protocolli all’avanguardia, sistemi di climatizzazione e relative tecnologie per la disinfezione, sia aerea che delle superfici, al fine di garantire una nave sicura, pulita ed efficiente.

Il nuovo progetto di Knud E. Hansen è una nave da 150 metri in grado di ospitare fino a 400 passeggeri, con un’autonomia di circa 6.500 miglia nautiche. Il design si rivolge al settore delle crociere di spedizione, grazie alla capacità di saper offrire un’esperienza di crociera intima e destinazioni inaccessibili alle grandi navi. E’ pensato anche per il fiorente segmento dell’ecoturismo, per viaggiare in tutto il mondo minimizzando le emissioni in atmosfera e l’inquinamento delle aree protette. Un obiettivo possibile grazie alla combinazione tra alimentazione a gasolio a basso contenuto di zolfo e grandi banchi di batterie.

Phoenix World Village ha un layout non convenzionale caratterizzato da due blocchi ben distinti, uno posizionato verso prua e l’altro verso poppa, destinati ad accogliere le sistemazioni degli ospiti. Sul ponte aperto che separa i due blocchi trovano spazio aree comuni, ristoranti con sedute all’aperto, oltre anche ad una piscina e ad una pista da jogging. Le altre aree pubbliche della nave includono diversi ristoranti, saloni, bar, caffetteria, biblioteca, sala carte, sala giochi, spa e centro fitness, solarium, e perfino una observation lounge unica nel suo genere affacciata sulla sala macchine. Un grande garage permette inoltre di trasportare zodiac ed altre attrezzature specifiche per le crociere di spedizione, facilmente fruibili grazie ad una zona tender situata a poppa.

La maggior parte delle cabine passeggeri prevedono balconi privati che offrono ampie viste sul mare. Ma l’aspetto più importante è la soluzione ‘Flex Cabin System’ di Knud E. Hansen che consente di convertire con grande facilità una spaziosa suite in due cabine o viceversa. Una maggiore flessibilità d’uso che permetterà alle compagnie di adeguarsi con semplicità alle richieste del mercato.

L’impianto propulsivo è diesel-elettrico e comprende quattro generatori diesel di media potenza. Flessibilità e manovrabilità sono garantite dai due propulsori azimutali e dalle due eliche di prua. Una coppia di stabilizzatori retrattili consente infine di contenere il rollio durante la navigazione.

Oltre a rispettare le normative SOLAS, Phoenix World Village è in grado di garantire il massimo livello di sicurezza implementando il “Safe return to port”, con soluzioni che includono alimentazione e sistemi di propulsione aggiuntive e separate, luoghi di rifugio per passeggeri ed una plancia di comando ausiliaria.





Fonte: Knud E. Hansen
Rendering: Knud E. Hansen

Fonte:
www.cruiselifestyle.it/phoenix-world-village-il-progetto-di-knud-e-hansen-che-reinterpreta-in-scala-ridotta-liconica-phoenix-wor...
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16/06/2020 17:34
 
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Il Precedente articolo datato 22 dicembre 2015

World City Phoenix, il sogno irrealizzato di Knut Kloster




E’ stato con la Oasis of the Seas che la cantieristica ha concretizzato il suo passo più estremo in termini di gigantismo navale per il turismo crocieristico.
Si tratta di storia recente, la Oasis of the Seas è stata consegnata soltanto nell’ottobre 2009 e ad oggi non risultano ordini per navi da crociera di dimensioni superiori.
Tuttavia l’ammiraglia di Royal Caribbean, con la sua imponente stazza di oltre 220.000 tonnellate e 360 metri di lunghezza, non avrebbe mai strappato il titolo di più grande nave passeggeri mai costruita se il progetto World City Phoenix si fosse concretizzato



Erano i primi anni 80 e in quel periodo le meganavi non avevano ancora fatto la loro comparsa. Ma Knut Kloster, il magnate norvegese delle crociere, co-fondatore della Norwegian Caribbean Line, oggi conosciuta come Norwegian Cruise Line, aveva grandi idee futuristiche e così nel 1983 cominciò a lavorare sul progetto World City Phoenix.
All’epoca la più grande nave passeggeri era la Norway, che non arrivava a 70.000 tonnellate, mentre World City Phoenix puntava a numeri impressionanti perfino ai giorni nostri. Una stazza lorda di 250.000 tonnellate sviluppate su una lunghezza di 380 metri e una larghezza di 77, alta 21 ponti, per una capienza di 5.200 ospiti e circa 2.600 membri di equipaggio.

Il progetto puntava comunque a realizzare un prodotto con caratteristiche superiori a quella di una convenzionale nave da crociera. Il sogno di Kloster era quello di fondare una vera e propria cosmopolita città galleggiante sul mare che offrisse intrattenimento, cultura e lavoro.

Le aree pubbliche si dovevano sviluppare su tre ponti, con una spaziosa area centrale alloggiata nello scafo. Le sistemazioni per gli ospiti prevedevano prevalentemente cabine esterne, dislocate in tre torri che si elevavano dal ponte principale, sul quale sarebbero dovute sorgere un’ampia gamma di locali: bar e caffé, 13 ristoranti, 30 negozi e boutique, gallerie d’arte, spa e centro benessere, 6 piscine, una pista da jogging da 800 metri, un teatro da 2.000 posti, un casinò, un luogo di culto, una biblioteca, un museo, un planetario, studi per produzioni artistiche, televisive e musicali, un campus universitario, una struttura ospedaliera, eliporto e oltre 8.500 metri quadrati di spazio per convegni, conferenze ed esposizioni.

C’era anche spazio per un villaggio giapponese, 300 cabine dedicate alla clientela nipponica, completo di case per il tè.
Il progetto prevedeva inoltre una marina per accogliere quattro grandi tender da 400 passeggeri ciascuno, da utilizzare per i trasferimenti veloci sulla terraferma, dal momento che le dimensioni della World City Phoenix non avrebbero permesso di attraccare in tutti i porti.
Completavano i dettagli del progetto gli standard della nave che dovevano essere i più alti in termini di sicurezza, stabilità e rispetto dell’ambiente.

La propulsione era diesel-elettrica, alimentata da due motori principali da 20 MW per asse, più otto generatori diesel da 9.600 kW ciascuno. Le due eliche a passo variabile avrebbero dovuto avere un diametro di 7 metri. Per aggiungere maggiore manovrabilità l’ipotesi era quella di aggiungere quattro bow thruster da 2.500 kW e altrettanti stern thruster della medesima potenza.

Secondo una stima degli analisti, i costi per la costruzione della nave dovevano aggirarsi tra gli 800 milioni e gli 1,2 miliardi di dollari.
Knut Kloster definì la World City Phoenix come “la più grande e straordinaria nave passeggeri della terra, un resort di qualità, una favolosa destinazione, un eccellente centro per congressi e affari.”
Il progetto venne affidato all’architetto navale Tage Wandborg della Knud E. Hansen di Copenhagen, progettista di numerose navi da crociera e di conversioni navali tra cui anche la Norway posseduta da Kloster.

Le difficoltà progettuali, gli elevati costi per la sua realizzazione e i rischi dell’investimento hanno tuttavia lasciato la World City Phoenix soltanto un progetto disegnato su carta, rilanciato successivamente varie volte e costato complessivamente a Kloster 34 milioni di dollari.
Nel 1996 la Westin Hotels & Resorts si mostrò interessata a riprendere il progetto, sotto il nome di America World City. Ma, ancora una volta, le dimensioni, la complessità e i rischi dell’investimento non hanno permesso di raggiungere un accordo con i finanziatori, allontanando nuovamente le probabilità di una prossima realizzazione della futuristica meganave di Kloster.





Fonte: Knud E. Hansen
Rendering: Knud E. Hansen

Fonte:
www.cruiselifestyle.it/world-city-phoenix-il-sogno-irrealizzato-di-knut-...

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17/06/2020 06:49
 
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Interessantissimi entrambi gli articoli!!!

Non è mai nata la Phoenix World City, ci dovremo accontentare del Phoenix World Village!!!

Certo che Knut Koster aveva visto giusto secondo me: avrebbe fatto un vero botto se negli anni ottanta fosse andato in porto il progetto della Knut Phoenix World City!
[Modificato da and1974 17/06/2020 06:51]
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17/06/2020 09:42
 
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La World City Phoenix e progetto così assurdo che avrebbe svoltato il mondo delle crociere
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17/06/2020 10:23
 
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Grazie aGaVi x aver postato questi articoli così interessanti. Allargare gli orizzonti è anche questo!!! 👍👏
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17/06/2020 15:49
 
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Interessanti sia il primo che il secondo progetto di Knud Hansen co-fondatore dell’odierna Norwegian Cruise Line...



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18/06/2020 06:35
 
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GaVi63, 17/06/2020 15:49:

Interessanti sia il primo che il secondo progetto di Knud Hansen co-fondatore dell’odierna Norwegian Cruise Line...




Entrambi davvero interessanti!
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18/06/2020 06:35
 
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Paolo v46, 17/06/2020 09:42:

La World City Phoenix e progetto così assurdo che avrebbe svoltato il mondo delle crociere

Sono d'accordo con te Paolo!

Se fosse stata realizzata ne avremmo viste delle belle secondo me!
[Modificato da and1974 18/06/2020 06:36]
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18/06/2020 08:53
 
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Re:
and1974, 18/06/2020 06:35:

Sono d'accordo con te Paolo!

Se fosse stata realizzata ne avremmo viste delle belle secondo me!




Chissà, il progetto esiste ancora... magari qualcuno ci farà un pensiero
A tutti piace il "rivoluzionario e bizzarro"
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19/06/2020 07:09
 
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Re: Re:
Paolo v46, 18/06/2020 08:53:




Chissà, il progetto esiste ancora... magari qualcuno ci farà un pensiero
A tutti piace il "rivoluzionario e bizzarro"

Chissà...
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