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È morta la regina Elisabetta.

Ultimo Aggiornamento: 18/09/2022 11:31
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10/09/2022 20:30
 
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Così, chiese di aggiungere un po’ di colore ai quattro emblemi. Hartnell ridisegnò lo schizzo con le modifiche richieste e si ripresentò alla regina. In quella nuova udienza, Elisabetta prese l'importante decisione di non ignorare tutti gli altri stati che componevano il Regno Unito. Hartnell si ritirò quindi per disegnare un nuovo schizzo. “Si è rivelato più complicato di quanto mi aspettassi”, dice nel libro. “È stato necessario alzare i tre emblemi di Scozia, Irlanda e Galles alla parte superiore della gonna per lasciare spazio nella parte inferiore ai fiori che rappresentavano tutti i paesi del Commonwealth, in una ghirlanda attorno alla rosa Tudor inglese”. Per non sbagliare nulla, Hartnell chiese una consulenza alla massima autorità dell’araldica britannica, Sir George Bellew, il cosiddetto Re d'armi della Giarrettiera, responsabile del collegio araldico del Commonwealth. Bellew gli fornì l’iconografia precisa di ogni simbolo da riprodurre con i ricami, la rosa, il cardo, il trifoglio. E in quel momento lo stilista scoprì che il simbolo del Galles non è il narciso ma il porro. Hartnell era preoccupato, ma poi avrebbe scoperto che persino un ortaggio diventa affascinante se ricamato con i diamanti. Lo staff della sartoria preparò alcuni campioni dei simboli realizzati con i cristalli e filo di seta colorata e un sabato mattina di fine inverno lo stilista e i suoi collaboratori partirono con due auto per raggiungere la regina che si trovava a Sandringham, portando con loro anche degli abiti da farle scegliere per l’imminente tour in Australia. In quella che i Windsor consideravano la “casa per il relax”, tutto si svolse in modo più informale. La regina fece pranzare tutti, poi venne organizzata una minisfilata per gli abiti da scegliere, con un bagno come camerino, e poi Hartnell mostrò alla sovrana il nuovo bozzetto e i campioni montati ben tesi su telai di legno dorato. C’era la rosa dei Tudor in seta rosa pallido, perle, borchie d'oro e d'argento e diamanti rosa. Il cardo di Scozia, in seta color malva e ametiste. Il trifoglio d’Irlanda in seta verde, filo d’oro e d'argento e diamanti. Il famigerato porro del Galles, in seta bianca e diamanti con le foglie in seta verde chiaro. La foglia d'acero del Canada, in seta verde, bordata con filo d'oro e cristalli. La mimosa d’Australia, in seta gialla e verde e filo d’oro. La felce della Nuova Zelanda, in seta verde venata di argento e cristalli. Il fiore della Protea, del Sud Africa, in seta rosa sfumata, filo d'argento e diamanti rosa. Il fiore di loto dell’India, ricamato in madreperla, perle e diamanti. Il grano, la Iuta e il Cotone del Pakistan, indiamanti, cristalli dorati, seta verde, filo d'oro e d'argento. Il loto del Ceylon, diverso da quello indiano, in opali, madreperla, diamanti e seta verde. La regina approvò tutto e chiese solo di rendere meno acceso il verde del trifoglio irlandese che spiccava troppo sugli altri. La lavorazione ebbe inizio impiegando tre sarte, sei ricamatrici e l’intera Royal School of Needlework, alla quale fu affidato tutto il ricamo in filo d'oro. Fu così che dopo otto mesi di lavoro, dopo ore di intricati ricami sulla preziosa seta prodotta alla Lullingstone Silk Farm, la fabbrica più prestigiosa dell’epoca, fondata da Lady Zoe Hart Dykene nel 1930 (oggi non più esistente), l’abito per l'incoronazione di Elisabetta fu pronto. Venne completato con il mantello di velluto cremisi tessuto dalla manifattura tessile di Warners of Braintree, nell’Essex, anche questo usando il filo di seta di Lullingstone, su disegno della sartoria Ede & Ravenscroft di Chancery Lane a Londra. Elisabetta, si sa, non ama gli sprechi. Dopo la solenne incoronazione del 2 giugno 1953 indossò ancora quell’abito varie volte, prima di riporlo nell’armadio. Lo portò con sé anche nel tour in Australia, e poi anche a Ceylon e in Canada. Poi è entrato a far parte dell’archivio storico di Buckingham Palace e oggi viene rispolverato quando deve essere messo in mostra. Solo dopo molto tempo, Elisabetta si è accorta che l’affezionato Normal Hartwell, più grande di lei di 25 anni, intenerito da quella giovane che prendeva sulla testa una corona così pesante e un incarico tanto gravoso, aveva aggiunto un portafortuna segreto: le aveva fatto ricamare con la seta avorio come quella della stoffa, un piccolo quadrifoglio sul lato sinistro della gonna, esattamente all’altezza della sua mano. La regina lo aveva sfiorato per tutto il tempo della cerimonia, senza saperlo. E ha funzionato.
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